“Il nostro è un Paese che ogni tanto ha bisogno di ricordarsi che ha fatto delle cose bellissime. Perché noi siamo un po’ contro noi stessi: ci diciamo tutto quello che facciamo di male, ma ci diciamo troppo poco quello che facciamo di buono” Luciana Vivian
Tra il 1945 e il 1952 più di 70.000 bambini del Sud più svantaggiato furono ospitati temporaneamente da famiglie del Centro-Nord. Quei bambini presero in quegli anni il primo treno della loro vita, per lasciarsi alle spalle la povertà e le macerie del dopoguerra e vivere un’esperienza che non avrebbero mai più dimenticato. "Pasta Nera" riporta alla luce uno dei migliori esempi di solidarietà e spirito unitario nella storia del nostro Paese. "Pasta Nera" è un film-documentario di Alessandro Piva.
“A bordo delle B3yg oltre il Brennero?” Questa domanda fu posta da Christian Broy alla rivista MIBA. La risposta dell´esperto Michael Meinhold (per anni redattore capo della rivista stessa) fu pubblicata nel numero di dicembre 2004 (pag. 83). Ecco qui una scansione della pagina - ringrazio Sergio Barale per avermi fornito una copia della rivista - e a seguire una traduzione del testo. Saluti.
Fonte: Miba 12/04, pg 83
Domanda: A bordo delle B3yg oltre il Brennero? Qualche tempo addietro durante un viaggio ferroviario, mi colpì una foto della serie “I ruggenti anni sessanta a Monaco”, pubblicata su di una copia abbandonata del giornale TZ. In questa immagine, dietro una coppia che si saluta, si riconosceva una carrozza Umbauwagen a tre assi con la tabella di percorrenza “D?/München-Napoli Umlauf materiale 46”. La fotografia sembra essere stata scattata di notte, forse a Monaco Hbf. Lei ne sa qualcosa di più? La Bundesbahn ha davvero trasportato a suo tempo lavoratori esteri con tre assi Umbauwagen lungo la tratta del Brennero? Esistono nel suo archivio documenti delle composizioni e/o altre fotografie di tali convogli? Christian Broy, 89231 Neu Ulm
Risposta: “Il trasporto di lavoratori stranieri prima di Natale” – così è il titolo di un trattato pubblicato nella rivista “Die Bundesbahn" 10/1965 – ha ripetutamente impegnato la DB a partire dalla fine degli anni Cinquanta. Già nel 1960, furono organizzati 19 treni speciali per l´Italia, a fronte di circa 50.000 lavoratori italiani che rendevano insostenibile per i treni regolari espletare il servizio, ancor più dato che numerosi bagagli ingombranti venivano trasportati al seguito. Negli anni successivi, fu approntato un ampio programma di treni speciali, che comprendeva anche convogli per gli stati balcanici e la Spagna. Nel 1962 – nello stesso anno in cui Conny Froboess cantò "Due piccoli italiani/alla stazione, là li si conosce/vengono ogni sera/al treno diretto per Napoli" (strofa della canzone di Conny Froboess “Zwei kleine Italiener”; vedi anche didascalia [ndr]) – furono organizzati 128 convogli speciali, di cui 105 per l´Italia. Per il Natale del 1964, da metà Novembre sino al 24 Dicembre, furono allestiti in totale 167(!) treni speciali, suddivisi in tre ondate. Per la formazione dei treni speciali erano previste 12-15 carrozze, per una capacità complessiva di 800-1100 posti. Per il trasporto verso la Spagna, ad ogni convoglio speciale fu aggiunta una carrozza cuccetta SNCF. A causa dei lunghi tempi di circolazione, furono necessarie 380 "carrozze aiuto" delle SNCF e delle SNCB. Altrettanto la DB dovette rendere disponibili oltre 1300 vetture, e anche “l´impiego di 470 Lenkachswagen (B3y) non poté essere evitato”, poiché anche solo per rinforzare i treni regolari furono messe a disposizione ulteriori 520 carrozze. Documenti delle composizioni dei treni speciali non sono conservati, ma varie carrozze anteguerra furono impiegate per comporre i convogli regolari segnati tra gli altri come “D Ita”, al fianco delle – per il tempo – nuove Silberlinge.
Didascalia immagine: “Un viaggio nel Sud/è per alcuni chic e bello/ma due piccoli italiani/vorrebbero tanto essere a casa” (prime parole del testo della canzone di Conny Froboess “Zwei kleine Italiener” [ndr]; http://www.youtube.com/watch?v=IRj07BD4Jo0). Le fotografie documentano chiaramente l´impiego di vetture Umbauwagen nel traffico speciale degli anni Sessanta. Nei convogli regolari contemporanei, le relativamente comode Silberlingen (Bn) furono affiancate da materiale anteguerra dei gruppi 35 e 39 (B), come mostrato dall´ordine di viaggio del 1964. Archivio Michael Meinhold
Organizzata da CISL Brindisi e dal Circolo emigranti di Wolfsburg:
Mostra sull'emigrazione pugliese degli anni '50 e '60 verso il Nord Europa.
Inaugurazione venerdì 20 settembre 2013, ore 16.00. Modera il dibattito la giornalista Ritanna Armeni. Tra i partecipanti, il Prof. Isaia Sales, il Direttore della Gazzetta del Mezzogiorno Giuseppe De Tomaso, il consigliere regionale Fabiano Amati.
Il monumento agli emigranti italiani presso la stazione di Wolfsburg e i festeggiamenti per il cinquantesimo anniversario dell'arrivo dei primi emigranti italiani (1962-2012)
Amarcord "Je me souviens""Il treno della vacanze" di Guy Mazzesi - Extrait de " La VOCE " n°63
Arrivando in stazione, c’era già molta confusione. La gente correva in tutti i sensi. C’erano intere famiglie con i loro figli, c’erano giovani e meno giovani. Tutti avevano fretta ed erano nervosi. Non bisognava assolutamente mancare per questo treno che si aspettava da un lungo anno. Dinanzi alla grande tabella di visualizzazione degli orari, eravamo tutti ansiosi, stretti gli uni contro gli altri, con i bagagli ai nostri piedi. Quanti eravamo? Un centinaio? Un migliaio? Neanche nei giorni di sciopero ho mai visto così tanta gente nella «Gare de Lyon»!
Finalmente l’orario del treno appariva: «Simplon express, binario J». Immediatamente, in un grande movimento di folla, ci precipitavamo al binario J. Il treno non era ancora arrivato ma sul marciapiede nessuno riusciva più a passare. Infine eccolo! Entra in stazione lentamente già prima della fermata alcuni si precipitano, aprono le porte e salgono nei vagoni. Il treno si ferma. La gente si affretta a salire. È il «pigia-pigia». Si abbassano i finestrini, si passano le borse, le valigie ed i bambini. Tutti gridano. Si cerca il proprio posto: vettura quarantotto, compartimento cinque, posto cinquantatre. A volte il posto era già occupato. Alcuni strappavano le ricevute di prenotazione. «Ma gé né comprendo pa, gé le biglietto»…
Con pazienza i controllori risolvono ogni problema e, finalmente, il treno parte. I corridoi sono pieni di bagagli e di gente in piedi che non ha trovato posto a sedere. Non ci si può più muovere. Ci sono anche delle persone che viaggiano nelle «toilettes» sedute sui propri bagagli. Il treno sfreccia nella notte, il sonno ci vince, sonnecchiamo: le nostre teste diventano pesanti, un colpo da un lato, un colpo dell’altro. È il silenzio «tatatoum, tatatoum, tatatoum».
Ogni tanto siamo svegliati per una fermata in una località sconosciuta: «Laroche Migenne, Laroche Migenne, due minuti di sosta»; operai della ferrovia passano lungo il treno e battono con un martello su ogni ruota. «Tatatoum, tatatoum, biglietti! Tatatoum, tatatoum, dogana, tatatoum, tatatoum». Quando repentinamente, nel grigio della mattina, si sente: «Domodossola, direttissimo per Milano, binario uno» Ecco: ci siamo! Siamo finalmente in Italia! Ci si precipita ali finestrini! «Panini, acqua minerale, giornali» «facchino, facchino». Si tendono le braccia dai finestrini per comperare qualcosa. Alcuni scendono… un caffè, la Gazzetta dello Sport… Tutti vogliamo un po’ di questa Italia ora ritrovata. Adesso ognuno è sveglio e si parla… Vado a Bari, arrivo questa sarai e tu? Io vado a Roma… La stanchezza della notte? Ma chi se la ricorda? Ci sentiamo tutti in piena forma!
Fortunatamente, poiché la 3a classe non esiste più, dopo Milano i treni con i loro sedili in legno sono sempre là. Ci sono anche dei vagoni senza corridoio con, per salire, una porta in ogni compartimento.
Ma cosa importa, fa bello, fa caldo, «sono le vacanze». Amarcord, sì amarcord…
Che ogni volta che arrivavo nel mio paese prendevo una bicicletta e lo percorrevo a tutta velocità. Osservavo tutto, respiravo tutto, sentivo tutto, vivevo tutto. Tutto, tutto quello che mi era così tanto mancato durante un anno e che finalmente ritrovavo!
Amarcord "Je me souviens""Il treno del ritorno" di Guy Mazzesi - Extrait de " La VOCE " n°64
Dalla sera della vigilia, una grande tristezza ci invadeva. Ognuno era occupato: chi a provare a chiudere valigie troppo piene, chi a preparare «i panini per il viaggio», chi a dare le ultime consegne. Io pulivo la mia bicicletta che veniva riposta nel granaio fino all’anno successivo. Tutta la famiglia era presente. Ognuno era grave, a volte anche un po’ fanfarone, ma il nostro cuore era triste, molto triste. Ogni tanto una donna andava correndo a nascondersi da un’altra parte. Una lacrima scendeva dai suoi occhi. «Avete tutto? Avete bisogno di qualcosa?» Anche gli amici arrivavano. Un’ultima discussione come se nulla fosse. Quella sera nessuno mangiava, non si aveva fame. Si avrebbe voluto che il tempo si fermasse, che questa sera, questa ultima sera, durasse infinitamente. Ma bisogna andare a letto. Domani il viaggio sarà lungo. Non si dorme. Le ore passano troppo rapidamente.
La sveglia suona. Sono le quattro del mattino. È ancora notte. Occorre prepararsi. Di nuovo tutta la famiglia arriva. Si parla di tutto, di nulla, come macchine senza cuore. Adesso occorre partire. Gli uomini posano i bagagli sul manubrio della loro bicicletta. In piccoli gruppi ci avviamo in silenzio verso la stazione. Ogni tanto un amico arriva e si unisce a noi. La nonna ci mette qualche caramella nelle tasche. Questa mattina, il nonno che ha fatto due guerre e che non parla mai tanto, non dice nulla.
Ora siamo sui binari della stazione. Il treno è già là. Del vapore esce dalla locomotiva «pfouou, pfouou». Gli «habitué» si salutano e prendono posto nei vagoni, per loro è un giorno come un altro. Mettiamo i bagagli nel compartimento e ritorniamo sul binario. Ci si stringe le mani. Poi, improvvisamente, «treno in partenza al binario 4». Allora ci si abbraccia un’ultima volta. Le lacrime vengono agli occhi. Ci precipitiamo al finestrino del compartimento. Il treno parte.
«Ciao, ciao, scrivete quando arrivate, ciao, ciao, al prossimo anno, ciao, ciao».
Ci sporgiamo il più possibile per vedere un’ultima volta la nostra famiglia, i nostri amici. Tendiamo le nostre braccia fuori dal finesrino. Le nostre mani si toccano ancora una volta. Il treno si avvia. Sul binario i più giovani corrono. Finisce il marciapiede. Fino a quanto possiamo, agitiamo i fazzolettini. «Le vacanze sono finite!». Adesso il silenzio… Nessuno parla. Siamo pensierosi e, dal finestrino, vediamo il nostro paese che poco a poco si allontana. «Tatatoum, tatatoum, tatatoum» un treno, un altro treno e poi «Direttissimo per Milano, binario 1, in arrivo da Brindisi, 30 minuti di ritardo». Ma come, questi treni pieni di emigrati, potevano non essere in orario, quando c’era tanta gente che volevamo abbracciare e tenere ancora un po’ nelle nostre braccia?
«Tatatoum, tatatoum, tatatoum» una galleria, un’altra galleria, e quindi un grande traforo, senza fine e all’uscita «Dôle, Dôle, 2 minuti di sosta». Le vacanze sono veramente finite!. «Dogana francese: cosa avete da dichiarare?». Cosa possono avere da dichiarare poveri emigrati che lasciano il loro paese?... Una mortadella, del parmigiano, un salame nostrano per prolungare ancora un po’ le vacanze. «Per favore, aprite questa valigia!» Si obbedisce, il doganiere fruga rapidamente e disfa tutto. Adesso occorre richiudere la valigia. Non è più possibile: ciò era stato già molto difficile ieri sera! Le ore passano ed arriviamo alla stazione di Lyon. Siamo stanchi, molto stanchi. È notte fonda. La stazione è fredda. Come un’ombra ciascuno si avvia in silenzio verso casa sua.
Amarcord, si amarcord… Che partendo, nel cammino della stazione, raccoglievo sempre un sassolino che stringevo forte nella mia mano e che conservavo nelle mie tasche per un anno intero, fino al giorno in cui potevo riporlo al posto dove lo avevo preso.
Dicembre 1964: bella immagine di un convoglio speciale per l'Italia in partenza da Zürich HBf. E' riconoscibile una vettura svizzera di seconda classe diretta a Bari.
Foto: PHOTOPRESS / Keystone Hauptbahnhof - Zürich im Dezember 1964: Italienische Gastarbeiter besteigen einen Zug in Richtung Heim