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T O P I C R E V I E W
Nino Carbone
Posted - 23 November 2024 : 10:19:37
- Il colore delle locomotive elettriche F.S. - (Dal 1905 al 1981) Nel 1905, anno in cui vennero costituite le Ferrovie dello Stato, essendo esiguo il numero delle locomotive elettriche, ed essendo pure esiguo il numero delle linee con questo tipo di trazione, non venne presa in considerazione l’idea di studiare uno schema di livrea appositamente per loro, fu quindi riproposta in maniera identica quella delle locomotive a vapore, che in numero maggiore percorrevano le linee ferroviarie italiane.
La cassa era dipinta interamente in “nero lucido” così come tutti gli accessori.
- Foto Michele Mingari / da: iTreni oggi 70 -
Le ruote e le parti in vista del telaio seguivano anch’esse lo schema delle locomotive a vapore, cioè venivano dipinte con lo stesso colore dei carri merci, un “rosso spento” poco costoso, per il quale nel corso dei decenni furono usati pigmenti con nomi diversi: “rosso d’Islanda” fino al 1910, “terra rossa” fino al 1925, “ossido di ferro” o “rosso vagone” dal 1925 in poi.
Le bielle non erano colorate, ma l’incavo longitudinale, quando c’era, se non veniva levigato, era dipinto in “nero”.
Tutte le altre parti della macchina erano in “nero”, anche quelle che si trovavano sul telaio (rosso), ma non facevano parte propriamente del telaio stesso, come tubi di sabbia, balestre, respingenti, predellini e simili.
E’ incerto se gli organi di presa di corrente fossero dipinti in “rosso” o in “nero”, poiché l’istruzione tecnica FS del 1906 che regolava la materia non ne fa esplicita menzione, ma sicuramente presto fu adottata la colorazione in “rosso”, per ragioni antinfortunistiche; per la stessa ragione erano di un vivace “rosso cinabro” le traverse di testa, sulle quali le marche FS erano dipinte in “bianco”.
Sulle fiancate della cassa il numero della macchina era costituito da grosse cifre di bronzo non verniciate, a partire dal 1919 vennero sostituite dalle targhe classiche, anch’esse in bronzo non verniciato.
Le pareti interne delle cabine erano dipinte di colore “giallo chiaro” e dal 1920 circa, “grigio cenere chiaro”, dal 1924 con cielo “bianco”.
Lo schema di coloritura in “nero-rosso” ebbe una variazione intorno al 1920, allorché le FS disposero che il tetto delle locomotive elettriche, per una migliore protezione delle lamiere, fosse coperto da due mani di tinta antiruggine al minio, la seconda mano contenente una parte di vernice “flatting” lucida trasparente a scopo estetico.
Non è ben chiaro quale fosse l’aspetto finale del tetto, poiché le pubblicazioni dell’epoca parlano genericamente di “minio” senza precisare se con questo termine si intendesse il classico “tetrossido di piombo” dal caratteristico colore “arancione” ovvero il “minio di ferro”.
(L’effetto estetico complessivo è tutto da valutare, tenendo conto che il colore “rosso minio” del tetto doveva coabitare con il “rosso cinabro” delle traverse di testa e con il “rosso terra” delle ruote)
Nel 1925 una nuova disposizione prescrisse che il tetto fosse finito con una mano di “rosso vagone”, colore che contemporaneamente veniva adottato anche per le ruote, il telaio e i trolley, con il vantaggio dell’omogeneità.
Dopo qualche anno il tetto venne dipinto “nero” come la cassa, con evidente miglioramento estetico, i trolley in “rosso cinabro” come le travese di testa.
Fino alla seconda metà degli Anni ‘20, le FS erano solite preparare in proprio le diverse tinte occorrenti per il materiale rotabile, con olio cotto, vernice di “flatting” e i vari pigmenti disponibili sul mercato.
Incaricata delle preparazioni era il colorificio annesso alle Officine FS di Bologna, ma alcune tinte particolari, come il “rosso minio antiruggine”, venivano preparati anche da altri impianti di riparazione.
Sulle locomotive costruite fino al 1931, questo schema “nero-rosso vagone” durò a lungo; ancora nella seconda metà degli Anni ‘50 si potevano vedere alcune locomotive trifasi in livrea “nera”, causa anche delle difficoltà economiche conseguenti il secondo periodo bellico e immediatamente postbellico, che indussero a limitare al minimo indispensabile le ri-colorazioni.
D’altra parte le necessità della guerra talvolta avevano costretto il personale di officina a improvvisare colori inediti, fuori norma, quando mancavano le tinte adatte, in alcuni casi locomotive E.550 ed E.551, dovettero essere dipinte in “grigio”, poiché in mancanza di sufficiente colore “nero”, non si trovò migliore rimedio di “tagliarlo” con una buona dose di “bianco” ottenendo, con questo compromesso, appunto il “grigio”.
- 1931 / Abbinamento “castano” e “grigio pietra” - Nel 1931, storico avvenimento, il “nero” venne abbandonato per far posto a nuovi colori: il “castano”e il “grigio pietra”.
Questo nuovo schema “castano-grigio pietra” fu applicato per la prima volta nel 1931 ad alcune locomotive E.626 di seconda serie (E.626.015-099).
- E.626.021 di seconda serie nello stabilimento Breda nel settembre 1931 -
- Foto Breda / da: Locomotive da Battaglia / Erminio Mascherpa / ETR Edizioni -
Vennero dipinti in “castano”: il tetto, il telaio, le ruote, le cornici dei finestrini e tutta la parte bassa della locomotiva.
Vennero dipinti in “grigio pietra: la cassa, gli eventuali avancorpi e i fianchi delle ruote.
- Foto Lorenzo Pallotta / da: fotoferrovie.info -
Il “grigio pietra”, chiamato anche “bigio pietra”, era una tinta molto chiara, usata anche per la coloritura interna della cabina delle locomotive a vapore destinate alle ferrovie delle colonie italiane in Africa.
Dal 1932 al 1935 tutte le locomotive elettriche di nuova costruzione furono dipinte in “castano-grigio pietra” comprese le prime E.428 e le E.626 di seconda serie.
Il 26 gennaio 1932 a scopo di uniformità le FS diramarono una circolare con la quale si prescriveva che anche le unità entrate in servizio in livrea “nera” fossero riverniciate con il nuovo schema, ma alcune di esse arrivarono “nere” fino alla seconda metà degli Anni ‘30.
Un’altra novità: il fondo delle targhe in bronzo, prima non verniciato, riceveva il colore “castano”, rimanevano in “rosso” i pantografi e le traverse di testa porta respingenti.
- 1935 / Il colore “Isabella” - Nel 1935 forse per la sua tendenza a mettere in evidenza la sporcizia, il “grigio pietra” fu sostituito con il colore “Isabella”, una tinta più chiara del “castano” però più scura del “grigio pietra”.
Così nacque lo schema “castano-Isabella”, abbinamento con il quale vennero dipinte più di mille locomotive e centinaia di elettromotrici FS dal 1935 al 1957 e su altre unità costruite negli anni successivi fino al 1965. (La E.645 di seconda serie)
- Foto Giuseppe Lippolis / da: Mondo Ferroviario 77 -
Le carrozze ricevettero anch’esse una colorazione uguale perfettamente coniugata con quella delle locomotive.
- Foto da: Duegieditrice -
Nel 1939 su alcune locomotive trifasi dopo una Grande Riparazione, il colore dei telai dei finestrini venne dipinto “Isabella” come la cassa, anziché in “castano” come prescritto, primo indicatore di una semplificazione che diventò ufficiale una decina di anni più tardi.
Negli Anni ‘40 numerose locomotive elettriche di costruzione meno recente conservarono ancora la colorazione “nero-rosso vagone”, poiché per motivi di economia, il nuovo schema "castano-Isabella" veniva applicato solo quando le condizioni generali della macchina richiedevano la verniciatura su fondo nuovo, in caso contrario veniva lasciato lo schema con i colori precedenti.
- Il dopoguerra - Intorno al 1945 le FS incominciarono ad usare smalti sintetici forniti dall’industria privata, naturalmente di colore del tutto conforme alle tinte già in uso.
Nel 1950 le FS prescrissero che il nuovo schema “castano-Isabella” venisse applicato in occasione delle riparazioni generali, questo significò la graduale scomparsa del colore “nero”.
Su alcune locomotive trifase però la colazione “nero-rosso vagone” rimase fino alla seconda metà degli Anni ‘50.
- La E.432.031 fotografata a Sanremo nella primavera del 1954 -
- Foto J.Ciganovic / FS / da: stagniweb.it -
L’ultima unità che ha conservato il colore “nero” è stata la E.551.051, che è rimasta in servizio con tale livrea fino al 1962, e poi avviata alla demolizione.
A partire dal 1950 lo schema “castano-Isabella”, utilizzato 15 anni prima, divenne pertanto lo schema normale per tutte le locomotive elettriche delle FS.
Vi sono indizi che il colore “Isabella” degli Anni ‘50, fosse alquanto differente, meno chiaro e meno tendente al giallo, del colore “Isabella” in uso negli anni precedenti.
- E’ interessante notare come il colore “Isabella” dei vagoni differisca da quello della E.428 ancora dotata di vecchi fanali con ghiere in rame e priva di mancorrenti di sicurezza installati qualche anno dopo - (30 maggio 1960)
- Foto Raymond DeGroote / da: Sui binari dei ricordi / Viaggio in castano e Isabella / Edizioni A.C.M.E. -
Per quanto riguarda in particolare le locomotive trifase, alcuni impianti di riparazione, talvolta, si concessero delle licenze, forse per necessità (mancanza di smalti adatti in magazzino), sicché il “castano” sul tetto e a volte anche sul telaio, venne sostituito da una tinta “rossastra” non ben definita, probabilmente inventata negli stessi impianti.
- E.551 con tetto “rosso” anziché “castano” come di norma ripreso a Ceva il 21 luglio 1959 -
- Foto Erminio Mascherpa / da: iTreni oggi 32 -
- Le targhe di bronzo - Il fondo delle targhe di bronzo, che di regola avrebbe dovuto essere di colore “castano”, è un dettaglio che spesso è stato colorato fuori norma: verde, bianco, rosso, nero o addirittura non colorato.
- Foto M.Resentini / da: iTreni oggi 32 -
- Foto M.Resentini / da: iTreni oggi 32 -
- Foto Erminio Mascherpa / da: iTreni oggi 32 -
- Nel 1958 la E.646 segnò una svolta nello schema della livrea - Il “castano-Isabella” venne abbandonato in favore del “verde magnolia-grigio nebbia”, con l’evidente intenzione di vivacizzare l’aspetto delle locomotive.
Questi colori peraltro non erano una novità: erano quelli dell’ETR.300 “Settebello” del 1952.
- Foto Marco Cacozza / da: Tutto Treno 309 -
La livrea della E.646 adottata: la cassa “verde magnolia” con ali spiegate “grigio nebbia”, fu un’idea innovativa che la rese inconfondibile nello scenario ferroviario italiano di quegli anni.
Le custodie dei respingenti avevano il colore della cassa.
I carrelli erano dipinti in “bruno” colore più scuro del “castano” con il quale non va confuso.
- Foto M.Sartori FIAT Ferroviaria / da: Il Treno Azzurro / Michele Mingari / Edizioni A.C.M.E. -
- La differenza -
- A sinistra il colore “castano” / A destra il carrello colore “bruno” -
- Foto Piero Chionna -
I colori delle E.646 hanno avuto alcune variazioni, oltre al caso eccezionale delle E.646.035 e 037, che nel 1962 uscirono di fabbrica e rimasero in servizio per qualche anno con i colori “blu-celeste” in sintonia con le carrozze del “Treno Azzurro”.
- E.646.037 -
- Foto Villa / da: Mondo Ferroviario 61 -
Dal 1961 con la costruzione delle macchine E.646 di seconda serie i carrelli furono colorati, non più colore “bruno” ma “castano”, probabilmente per uniformità con le locomotive coetanee del Gruppo E.645, nelle quali il “castano” dei carrelli si sposava con le fasce più scure della cassa.
- Foto Giuseppe Lippolis / da: Mondo Ferroviario 61 -
Negli Anni ‘70 in alcune E.646 il “grigio nebbia” fu sostituito dal “grigio perla”, più chiaro, forse per ragioni di disponibilità di questa tinta negli impianti di riparazione.
Sempre nel corso degli Anni ‘70, con la soppressione delle modanature longitudinali in alluminio, ci furono nuove disposizioni delle fasce frontali: vennero adottati 2 tipi di disegni: uno con “baffi” attorno al fregio (senza fascia verde frontale) per le locomotive destinate ai treni navetta, mentre sulle altre unità il fregio fu raccordato alla fascia verde centrale con una breve striscia verticale di analogo colore. (La soppressione delle modanature longitudinali in alluminio avvenne parallelamente anche sulle E.645)
- Foto Moliva / da: en.wikipedia.org -
I “baffi” vennero posti solo su poche macchine, poiché nel frattempo erano maturate le decisioni per la conversione di tutte le E.646.006-210 ai treni-navetta. (I "baffi" imitavano nella forma quelli “giallo taxi” delle E.656)
- Foto Russo Vincenzo / da: ferrovie.info -
In considerazione del nuovo tipo di servizio a cui erano destinate, le E.646 dalla primavera 1981, vennero gradualmente riverniciate con gli stessi colori delle carrozze: a piano ribassato, a 2 piani per medie distanze, a vestiboli centrali, e al tipo MDVC a vestiboli paracentrali: “bianco greggio”, “arancione” e “viola” con tetto in “grigio grafite”.
Nel 1967, la nascita della E.444 “Tartaruga” (prima serie) segnò l’adozione di nuove tonalità di colore anche per le costruzioni seguenti: E.656, E.632, E.633, i nuovi colori furono: “blu orientale” e “grigio perla”.
- Foto da: fondazionefs.it -
- E.444.013 (seconda serie) nel 1971 ancora priva della fascia frontale rossa -
- Foto M.Resentini / da: iTreni oggi 32 -
- Foto Donato Rossi / da: photorail.com -
La fascia rossa anteriore (rosso segnale), inizialmente abbandonata, venne poi ripresa per ragioni antinfortunistiche.
Si può notare come curiosità; sulle prime E.444 (serie 006-055), sulle quali tale fascia venne applicata in un secondo tempo, essa terminava ai lati con un taglio differente secondo l’officina che le aveva eseguite: obliqua in un senso, oppure obliqua nel senso opposto, oppure obliqua nello stesso senso ma con inclinazioni diverse, solo in seguito è stata resa uniforme su tutte le macchine.
I carrelli della E.444 “Tartaruga”, all’origine erano colore “bruno”, ma dall’autunno 1975, gradualmente diventarono colore “nero”, in esecuzione di una nuova norma di carattere generale per tutti i rotabili FS, con le sole eccezioni per le E.626, E.428 ed E.326 sulle quali venne mantenuto il “castano” per ragioni estetiche.
- Foto da: rivarossimemory.it -
Gli stessi colori della E.444 “Tartaruga” furono ripetuti sull’E.656 “Caimano” (1975) con l’aggiunta di “baffi” frontali colore “giallo taxi” e poi anche sull’E.633 (1979) ed E.632 (1980) “Tigre”.
- Foto Michele Mingari / da: iTreni oggi 32 -
- E.633 -
- Foto Franco Dell’Amico / da: deposito.net -
- E.632 -
- Foto Ernesto Imperato / da: it.wikipedia.org -
- Articoli Erminio Mascherpa / da: iTreni oggi n°22 e n°32 -