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Piero Chionna

Italy
8643 Posts

Posted - 13 April 2015 :  23:59:45  Show Profile  Visit Piero Chionna's Homepage  Reply with Quote
quote:
Originally posted by Alberto Pedrini

In questo filmato del 1954 vediamo gli operai al lavoro sui "maggiolini".

https://youtu.be/OAEP00Mpy_8

Non so a voi, ma a me stimola una valanga di riflessioni
Fa parte di una serie di 10 episodi.




Nei video del 1954 gli operai impiegati sembrano di nazionalità tedesca.
A partire dal 1961 la Volkswagen fece un ricorso massiccio alla manodopera straniera e ben presto si diffuse nell Italia del Sud il mito della Germania e delle sue fabbriche.
Mi è caro ricordare una persona che mi portò proprio da Wolfsburg i primi elementi di linea aerea Märklin.
Gli stessi pali e la stessa catenaria sono ancora in esercizio sui miei moduli del plastico vintage.
Altri parenti e amici di famiglia erano a Köln ed a Stuttgart.
Ricordo ancora l'emozione che provavo quando mi descrivevano i negozi di giocattoli che si trovavano nelle città tedesche.

Da "Tra fabbrica e società: mondi operai nell'Italia del Novecento"
(Fondazione Giangiacomo Feltrinelli), segnalo il capitolo
"Venite a lavorare alla Volkswagen! Strategie aziendali e reazioni degli emigranti italiani a Wolfsburg (1961-1975)

https://books.google.it/books?id=qD1uFIUDzEgC&pg=PA695&dq=venite+a+lavorare+alla&hl=it&sa=X&ei=qjQsVdfyKYusswHjjYC4CQ&ved=0CCEQ6AEwAA#v=onepage&q=venite%20a%20lavorare%20alla&f=false

Piero
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Piero Chionna

Italy
8643 Posts

Posted - 18 April 2015 :  02:00:25  Show Profile  Visit Piero Chionna's Homepage  Reply with Quote
Dalla mostra itinerante "Visioni d'Italia" organizzata da Regione Puglia per celebrare i 150 anni dell'Unità d'Italia.

Vettura cuccette Lecce - Wolfsburg


Piero
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Alberto Pedrini

Italy
11477 Posts

Posted - 18 April 2015 :  08:53:51  Show Profile  Visit Alberto Pedrini's Homepage  Reply with Quote
quote:
Originally posted by Piero Chionna

Nei video del 1954 gli operai impiegati sembrano di nazionalità tedesca.



Non tutti


Alberto
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Piero Chionna

Italy
8643 Posts

Posted - 13 June 2015 :  19:56:31  Show Profile  Visit Piero Chionna's Homepage  Reply with Quote
La lettura del giorno

Da "Ritorno sl Sud" di Marcello Veneziani


<<.....I pensieri dl ritorno esposti in queste pagine non si vergognano di configurarsi come una filosofia dell'emigrante.
Furono nutriti da personale esperienza e poi furono pensati come metafora dell'umana avventura.
Quei pensieri del ritorno partorino in un treno che si allontanava dal luogo d'origine, a sud, e la separazione appariva al viandante ragazzo un piccolo segmento di morte, l'immagine vivente della Privazione: il paesaggio patrio che moriva per gradi, le visioni materne che si sfaldavano in tristi dissolvenze, i volti cari mutati in ricordi dall'accelerazione di una locomotiva, le voci familiari scemate in memoria dal sibilo di un treno, l'aria nostrana dai sapori iodati perduta nell'odore apolide e ferrigno di un vagone.
La partenza dal sud estirpò un pezzo d'anima, come ogni volta.
Perchè ciclicamente si muore alle cose più care nell'atto di abbandonarle.
Non riusciamo a vivere che rubando nascite provvisorie.
Di quante parole è composto il silenzio nella triste sequenza degli addii.
Quante frasi spezzate, quante parole cacciate dentro la gola, quanti sguardi sommersi o sviati o appena accennati per attutire la mesta cerimonia dei congedi.
Quante parole che si vorrebbero dire e poi non si dicono, rassegnati alla loro dolente inanità e timorosi di retoriche impudenti.
Solo scarne affezioni, anemici sorrisi, sussurranti banalità di circostanza.
E silenzi rapidi, ma quanto abissali.
Se le valigie potessero parlare racconterebbero di quante pulviscolari sofferenze si accompagnano a una cerniera che si chiude; al congedo da un padre vecchio che si riduce a punto sulla banchina di una stazione, mentre cerchi di spiare com'è la sua vita quando tu non ci sei, cosa fa adesso, dove volge il suo sguardo ora che non ci sei e non ti vede.
Se le valigie potessero parlare raccontererebbero di quante piccole ma lacrimanti morti accompagnano le partenze, mentre perdi a vista paesaggi, parole e figure nell'accelerazione fatale. Nelle dure prove degli addii l'anima si screpola. Ma a lungo andare si indurisce di una callosa corteccia, ci si ripete strada facendo per consolarsi.
Quei pensieri del ritorno covarono da esule senza mai emergere lindi e spiegati, sedimentati in un'alcova clandestina del pensare, depositati nei fondali di una vita indaffarata, ma pronti a risalire e tentare e illanguidirsi nelle ore calme della sera o nei risvegli precoci della notte.
Ricomparvero dopo, occasionati dal medesimo treno che li aveva evocati in partenza.
Il treno che torna.
Il ritorno a sud parve allora rinascita al paesaggio che ci vide e che noi vedemmo alle origini nostre.
Risorgere al sapore dell'aria, dell'aria nostrana, al calore del sole, del nostro sole, al calore del mare, il nostro mare. E sembrava fiorire la vita in una specie di iniziazione nostalgica che saliva per gradi: apparve prima il paesaggio piano e fecondo, gli infiniti campi di grano e poi gli uliveti dalle avite radici e dai promettenti vigneti. Poi una striscia di mare crebbe nelle campagne e riapparve il colore del mare materno, la luce del luogo ridestò nelle narici i suoi profumi e i bianchi sorrisi delle onde parevano ammiccare al figlio rinato in un saluto di accoglienza. Apparvero al paesaggio le prime genti: la spugna che cancella e uniforma non è riuscita ancora a dissipare del tutto la terra che si legge nei loro volti, il paesaggio scavato nelle loro guance, i solchi d'aratro riflessi nelle loro mani come segni del destino; le radure lucenti come le loro fronti, il vento che modula i loro dialetti e corona i loro silenzi.
Il paesaggio della memoria si fece presto paesaggio negli occhi. E quando la terra del sud fu sotto i piedi, avvenne la rigenerazione. Ricongiungersi alla propria terra, che è è poi l'unica vera terraferma, fu come una seconda nascita......>>

Piero
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Silvano Del Rio

Canada
52 Posts

Posted - 25 July 2015 :  02:37:32  Show Profile  Reply with Quote
Queste foto sono veramente belle, Piero, grazie di averele messe sul forum.

Una domanda: quante di queste foto vengono dal film di Pietro Germi, solo due?

Silvano

Sbagliando s'impara e la pratica vale piu' della grammatica.
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Piero Chionna

Italy
8643 Posts

Posted - 25 July 2015 :  09:25:58  Show Profile  Visit Piero Chionna's Homepage  Reply with Quote
Grazie Silvano

Si, sono due le immagini tratte da "Il cammino della speranza" di Pietro Germi (1950):
http://www.marklinfan.com/public/Piero%20Chionna/e26.jpg
http://www.marklinfan.com/public/Piero%20Chionna/e37.jpg

Piero
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Piero Chionna

Italy
8643 Posts

Posted - 03 October 2015 :  19:07:12  Show Profile  Visit Piero Chionna's Homepage  Reply with Quote
La lettura del giorno

10 gennaio 1961. Lettera di un emigrante
di Piero D'Errico


Succede a volte di non riuscire a chiudere un cassetto del comò per quanto è pieno. “Devo sistemare un po’ di cose, buttare via ciò che non serve, fare in modo che torni a chiudere. Lo farò oggi, tanto non ho nulla da fare, tanto sono pensionato e tanto, mi annoio tanto” – disse a se stesso quell’arzillo vecchietto. Tirò fuori il cassetto e sotto calzini, maglie e mutande spuntò un pacchetto legato con elastici. – “Ecco perché non chiudeva” – mormorò. Tirò fuori quel pacchetto e cominciò a scartarlo. C’era una foto di quand’era militare, una foto con tanti amici, una fatta al mare e altre. Poi lettere, tante lettere conservate come se fossero appena arrivate. Ne prese una a caso, conosceva la scrittura. Era la sua.
"Mia carissima, ti scrivo queste poche righe, per dirti che mi sto ambientando, che non è più come i primi giorni e sono sicuro che la cosa ti farà stare più tranquilla. Qui c’è tanto lavoro, non mi trovo male, comincio a capire la lingua e comincio a farmi capire. Anche in cucina me la cavo, certo non è come quando sei a casa tua, ma bisogna fare sacrifici nella vita. Fa tanto freddo, il sole non si fa mai vedere e quel po’ ogni tanto che si vede, non scalda. Oggi ho fatto un po’ di lavoro straordinario e penso anche domani. Vado d’accordo con i colleghi e anche con il “capo” , mi sembra una brava persona e poi è figlio di italiani come noi, del Sud, emigrati in questi posti tanti anni fa. Il pensiero è sempre per voi tutti e spero sempre un giorno di tornare e non ripartire mai.
I bambini come stanno? A scuola vanno bene? chiedono di me? E papà come sta con tutti i suoi malanni e la mamma? So che questa lontananza fa male ma è necessaria perché ci farà stare meglio dopo. Faccio il turno di mattina tutta questa settimana e così il pomeriggio faccio un po’ di spesa, preparo qualcosa, lavo qualcosa. Certi momenti mi sento tanto solo avrei voglia di avervi vicino e mi mancate da morire. Poi mi faccio coraggio e vado avanti. Ha ripreso a piovere come al solito, la pioggia mi aggiunge altra tristezza, ma so come fare: penso a tutti voi e mi splende il sole nella mente e nel cuore. La pioggia? neanche la sento più. Un bacio a tutti quanti, vi voglio un sacco di bene.
PS . rispondimi presto, io domani ti scrivo di nuovo, magari dirò le stesse cose ma è l’unico modo che ho per sentirvi vicini.

10 gennaio 1961
Sono passati più di 40 anni, ma vivo ancora, ogni momento come se fosse oggi. Vivo ancora tutte le emozioni e tutta la rabbia per non poter far niente per cambiare il mondo. Sento ancora l’eco del pianto, a stento nascosto. Rivedo le lacrime sul volto di chi mi salutava. E poi il treno che partiva lentamente avvolgendo in un fumo bianco e denso la stazione e la gente sino a farla sparire. Rivivo tutti i giorni di quei lunghi 20 anni trascorsi in quella parte del mondo tra paure, lacrime e rabbia. Rabbia per una fetta di vita fatta di attesa e di delusioni, di amore e di odio per il mio Paese, di sconfitte e di vittorie.
Una valigia di cartone carica di sogni e desideri, di entusiasmo e di speranza . Sento ancora sulla pelle tutti i rimpianti per i baci di buona notte non dati, per le cene saltate, i compleanni non festeggiati, un compito mai letto,una pagella mai vista. Non ho visto crescere, non ho visto invecchiare, ho visto la città trasformata e ogni volta che tornavo trovavo sempre qualcosa di nuovo, di diverso o forse ero io che avevo un po’ scordato. Ho rimpianti per le carezze non date, per non essere stato vicino a mio padre morente. Tutti i giorni uguali, ad aspettare una lettera, ad aspettare una notizia, aspettare per tornare, aspettare per sperare. Sono stato un “emigrante” uno dei tanti, in giro per il mondo e come tanti ho sacrificato la mia giovinezza sperando in una vita migliore che non è mai attivata. Avevamo sogni da realizzare che si sono infranti su un treno in partenza. Avevamo illusioni da vendere, progetti andati in fumo, progetti rubati, progetti.
– “ Suonano alla porta , chi sarà? “- e’ la signora delle pulizie, m’ero scordato, mi da una mano una volta la settimana per le cose più pesanti. Viene da un paese lontano ed è come me un “emigrante”. Ma oggi no, non mi va e poi mi sembra tutto in ordine e pulito. La faccio entrare, la faccio accomodare e intanto le preparo un caffè. Le dico – ti auguro di tornare presto al tuo paese, come un giorno sono tornato io. Di trovare un lavoro a casa tua, dove sarai meno sola, dove avrai più affetti. Domani ti regalo il biglietto del treno , torna a salutare i tuoi, a respirare un po’ di aria di casa tua, dove sei nata, dove sei cresciuta. Io ce la faccio uguale, non ti preoccupare. Porta il saluto di un “emigrante” alla tua gente, al tuo paese, alla tua terra, alla tua famiglia. Di a loro di sperare, sperare per un domani migliore, sperare per un mondo migliore, sperare per una vita migliore.
-Il vecchietto ha gli occhi lucidi, non riesce a trattenere l’emozione. La Signora è seduta di fronte, non riesce a capire, riesce solo a dire: grazie, grazie, grazie.
Il caffè è salito, ma nessuno se n’è accorto.

da http://www.galatina.it/10-gennaio-1961-lettera-di-un-emigrante


Piero
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Silvano Del Rio

Canada
52 Posts

Posted - 03 October 2015 :  23:26:06  Show Profile  Reply with Quote
Grazie, Piero, bella davvero.

Vorrei sapere di piu' di questo vecchietto. C'e' da qualche parte altro su di lui?

Sbagliando s'impara e la pratica vale piu' della grammatica.
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Piero Chionna

Italy
8643 Posts

Posted - 04 October 2015 :  00:29:03  Show Profile  Visit Piero Chionna's Homepage  Reply with Quote
Silvano, non saprei, forse è un racconto di fantasia, ma è probabile che l'autore del racconto si sia ispirato a qualche persona da lui conosciuta.
Quasi tutti, nell'Italia del Sud, hanno storie d'emigrazione da raccontare.
Chissà, forse un giorno pubblicherò una lettera in cui la cugina di mio padre mi descriveva la sua vita a Colonia.
Il freddo dell'inverno, le difficoltà della lingua, le interminabili giornate di lavoro, la tristezza per la figlia piccola rimasta al Sud.
Ricordo ancora il suo stupore quando mi raccontava dei negozi di Colonia dove si vendevano i trenini Märklin.




Piero
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Silvano Del Rio

Canada
52 Posts

Posted - 04 October 2015 :  02:37:22  Show Profile  Reply with Quote
E allora forse io stesso pubblichero' eventi della mia emigrazione in Canada con i miei genitori nel 1968.... Un evento forse non cosi' tragico come quello che ho appena letto, ma che in ogni caso mi ha spinto a pensare che se uno puo' vivere nel proprio Paese, anche senza fare grandi sciali, fa' meglio a starsene dove sta piuttosto che emigrare. Perche' quello che si ottiene da un punto di vista materiale lo si perde da quello emotivo, e il benessere acquisito si paga con gli interessi.

Silvano il filosofo.

Buona domenica a tutti.

Sbagliando s'impara e la pratica vale piu' della grammatica.
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