Alberto Pedrini
Italy
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Posted - 13 June 2015 : 22:49:06
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Riceviamo via mail dal Dott. Claudio Devigili, autore di "Guerra aerea sul Trentino-Alto Adige/Alpenvorland 1943-45-Luftkampf über Welschtirol-Südtirol 1943-45" (Air Battle of the Brenner Pass Railway 1943-45), un estratto sul bombardamento del ponte dei Vodi.
http://www.marklinfan.it/documenti/Ponte_dei_Vodi_19_aprile_1945.pdf
E inoltre un inedito racconto di un fatto tragico ed oscuro riguardante il deragliamento di una tradotta militare germanica, di cui riportiamo una preziosa testimonianza oculare fornita dal testimone, Renato Andreoli (classe 1924) di Padova (ferroviere di stanza al Brennero), che ricorda con precisione il tragico evento, essendo a bordo del convoglio miliare per rientrare a casa in licenza.
“Sono stato assunto in Ferrovia il 9 settembre 1942, con la qualifica di “alunno d’ordine contrattista” e nel medesimo giorno ho preso servizio presso la stazione di Brennero. Sono stato assegnato all’Agenzia Carboni, che si occupava delle pratiche per lo sdoganamento del carbone proveniente dalla Germania verso l’Italia. Ogni sera, intorno alle 23.30, faceva fermata alla stazione di Brennero un convoglio militare proveniente dall’Austria e diretto a Verona. Nella prima carrozza potevano salire i civili, mentre le altre erano riservate esclusivamente ai militari tedeschi e austriaci. La sera del 3 ottobre 1944 verso le 23.30 sono salito nel treno militare in transito alla stazione di Brennero diretto verso Verona. Oltre a me c’erano il collega Alfredo Soldà (di Mestre) e un altro collega operaio della IE (di Verona ma non ricordo il nome), con i quali ho condiviso lo scompartimento nella prima carrozza riservata ai civili. I militari potevano passare nella nostra carrozza, ma noi non potevano spostarci nelle altre. Da Verona avrei poi preso il treno diretto a Rovigo, dato che la mia famiglia in quel periodo si trovava sfollata a Sarzano. Quando si viaggiava in treno, specialmente di notte, si dovevano tenere le tendine abbassate: si potevano alzare solo se si spegneva la luce all’interno dei vagoni. C’era sempre “Pippo” e se vedeva una luce mitragliava o lanciava una bomba. Quindi il treno viaggiava nell’oscurità. Sono certo che quella notte non pioveva, ma nei due o tre giorni precedenti c’erano state abbondanti piogge. Fino a Lavis il viaggio si è svolto senza problemi. A Bolzano (o a Lavis, non ricordo bene) la locomotiva elettrica è stata sostituita con una macchina a vapore. Alla stazione di Lavis il treno è rimasto fermo (circa mezz’ora, ma non ricordo bene) in attesa che transitasse un treno ospedale, proveniente dalla direzione opposta e quindi diretto verso Brennero. Poco tempo dopo essere ripartiti da Lavis ho sentito il treno traballare e perdere di velocità, uno sbattimento da una parte all’altra, e in pochi istanti siamo finiti in acqua, nell’Avisio. A causa delle piogge dei giorni precedenti, il torrente Avisio era molto ingrossato e l’acqua, non trovando sfogo sufficiente, ha travolto una parte del terrapieno e i binari sopra di esso. Il macchinista non si è accorto di nulla e ogni caso non sarebbe riuscito a frenare in tempo. Nell’Avisio sono cadute la locomotiva, il bagagliaio e la prima carrozza, nella quale – come ho detto – mi trovavo. A quel punto, il mio collega Alfredo Soldà ci ha detto di stare calmi e di non aprire i finestrini, perché altrimenti l’acqua avrebbe inondato la carrozza. Abbiamo aspettato che la vettura si appoggiasse sul fondo dell’Avisio, poi siamo usciti dal finestrino del nostro scompartimento, che per fortuna si trovava in fondo al vagone, cioè nella parte non completamente sommersa. I viaggiatori che si trovavano invece nella prima metà della carrozza, interamente affondata, sono morti tutti. Non sapevo nuotare. Aggrappandomi a una traversina sono riuscito a raggiungere la riva dell’Avisio. Oltre a me, si sono salvati i miei due colleghi e una donna (in seguito ho saputo che nel treno sono morte le due figlie e la sorella di questa donna). Tutti i militari che si trovavano nelle carrozze successive alla prima sono rimasti indenni, perché il deragliamento della locomotiva, del bagagliaio e della prima carrozza ha provocato la rottura del tubo dell’aria del sistema frenante: la fuoriuscita dell’aria ha azionato i freni nel resto del convoglio, bloccandolo quindi nella parte di terrapieno non crollata. Abbiamo quindi raggiunto un campo e da lì abbiamo cominciato a cercare la strada provinciale in direzione di Trento. Non è stato facile, perché la visibilità dell’intera zona era offuscata da una nebbia fumogena, che oltretutto rendeva l’aria irrespirabile. Ricordo degli enormi bidoni dai quali usciva questo fumo, prodotto per contrastare i bombardamenti aerei, specialmente quelli che miravano a colpire il ponte dei Vodi. Finalmente abbiamo trovato la strada provinciale, radunandoci con altri superstiti (in tutto qualche decina di persone, in maggioranza militari). Saranno state le tre o le quattro di mattina. Da lì ci siamo incamminati per Trento e giunti alla stazione siamo saliti sul treno appositamente messo a nostra disposizione che ci ha condotto fino a Verona. Sono arrivato a Sarzano verso le 12 o le 13. Ricordo che avevo il vestito macchiato di olio, mia mamma ha fatto molta fatica a pulirlo. Ho raccontato tutto l’accaduto a mio papà (che in quel periodo era militare e godeva di una licenza per convalescenza). Ero intenzionato a non tornare più a Brennero. Tuttavia ho ripreso servizio alla stazione di Brennero il primo gennaio 1945; alla fine di marzo sono tornato a Padova e lì ho continuato la mia carriera lavorativa in Ferrovia fino alla pensione (maggio 1986)”.
Il Dott. Devigili è interessato a:
1. raccogliere qualche testimonianza del personale ferroviario operante nel 1944 presso il Compartimento di Verona che sotto il Comando Tedesco gestiva il traffico da e per Innsbruck in Austria (allora incorporata ne Terzo Reich germanico), che sicuramente avrà annotato il deragliamento della tradotta trainata da una locomotiva a vapore, con decine di morti e feriti. 2. Ricevere qualche documento circa l’orario della tradotta militare germanica e composizione dei suoi vagoni, partita dalla stazione ferroviaria di Brennero il giorno venerdì 6 ottobre 1944, ore 23.30, e deragliata il mattino successivo ore 3.00/4.00 sul ponte ausiliario (neue Linie) del lungo viadotto dell’Avisio nei pressi di Lavis, nelle vicinanze di Trento.
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